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Scheda del prodotto


Costruttore: Olivetti
Categoria: telescrivente
Luogo d'origine: Ivrea, Italia
Anno produzione: 1967
Catalogato nel: 2019


Descrizione

La prima telescrivente (1887) nasce come evoluzione del telegrafo: anziché trasmettere segnali in codice Morse, con le telescriventi si trasmettono sulla rete segnali, opportunamente codificati (sistema Baudot), capaci di azionare a distanza il meccanismo di stampa della macchina che riceve il messaggio. In pratica, si tratta di un sistema che integra il telegrafo con la macchina per scrivere.
La diffusione delle telescriventi inizialmente è sollecitata da esigenze militari e delle amministrazioni pubbliche, ma ben presto l’utilità del servizio diventa evidente anche nel mondo commerciale. Il servizio pubblico Telex (dall’inglese “teleprinter exchange”), introdotto negli USA nel 1931, in Italia arriva solo negli anni ’50, offrendo ai privati la possibilità di inviare e ricevere messaggi direttamente nelle proprie sedi, senza bisogno di recarsi personalmente a un ufficio postale.
In campo informatico, prima dell’introduzione dei monitor, le telescriventi (TTY, teletype) furono ampiamente utilizzate come unità d’ingresso ed uscita dei computer, con varie modalità di connessione: via cavo, via modem su linea telefonica oppure via radio (RTTY).
Il servizio Telex fu soppiantato a fine anni ’80 dalla diffusione del fax (possibilità di comunicare immagini, oltre che testo), che a sua volta lascerà il posto alle email; cessa formalmente di esistere nel 2001.
Olivetti inizia il suo interesse per le telescriventi nel 1936, quando Massimo Olivetti (fratello minore di Adriano) e Giuseppe Beccio, direttore tecnico, ricevono una richiesta della Marina Militare. Già nel 1938 compare il modello T1, prodotto nelle due versioni trasmittente-ricevente e solo ricevente; è un modello piuttosto primitivo, che presto viene migliorato nella qualità di stampa.
Nel dopoguerra la diffusione delle telescriventi accelera. Oltre al Ministero della Difesa, il principale cliente è l’amministrazione postale che progressivamente sostituisce con telescriventi le vecchie apparecchiature telegrafiche. Ma anche le banche e le imprese iniziano a dotarsi di propri apparecchi telex.
Sollecitata dall’interesse del mercato, nel 1948 l’Olivetti presenta un secondo modello di telescrivente, la T2, come evoluzione della precedente macchina soprattutto per quanto riguarda l’affidabilità, le dimensioni e la manutenzione. La nuova macchina è molto più piccola e leggera della T1 (pesa quasi la metà) e si compone di un minor numero di parti. La possibilità di smontarla in pochi minuti facilita la manutenzione e ne riduce sensibilmente i tempi e i costi.
Nel 1960 l’Olivetti comincia a lavorare al progetto di una nuova generazione di telescriventi, che prenderà il nome di Te 300. L’idea nasce dalla necessità primaria di fornire un prodotto che non viene utilizzato solo in ambienti specializzati, come quelli postali, ma che è destinato al mondo delle imprese e a utenti che alla telescrivente chiedono non solo la capacità di trasmettere e ricevere messaggi, ma anche di integrarsi meglio con le altre macchine per ufficio.
La gestazione del progetto è abbastanza lunga e il primo modello della nuova serie entra in produzione nel 1967, sostituendo rapidamente i vecchi modelli.
In questa macchina inizia già a diffondersi l’elettronica, ma la parte meccanica rimane preponderante, anche se viene rivisitata per ottimizzare la trasmissione del movimento, la silenziosità dell’apparecchio, la riduzione dell’usura. Nella produzione di varie parti della Te300 si ricorre all’impiego di tecnologie avanzate della sinterizzazione (o metallurgia delle polveri) e della lavorazione delle plastiche, non solo per ridurre i costi, ma anche per ottenere pezzi complessi e polifunzionali di elevata precisione e qualità.
Molta cura è dedicata al design, affidato a Ettore Sottsass jr. La Te 300 ha un aspetto molto semplice e lineare e trasmette un’immagine di funzionalità anche sotto il profilo estetico. La tastiera è disegnata in modo da ricordare quella di una normale macchina per scrivere elettrica, così da rendere più agevole il lavoro delle segretarie e dattilografe che utilizzeranno la macchina. E grazie alla memorizzazione dei tasti premuti si può arrivare alla straordinaria velocità di 700 battute al minuto.
Il perforatore integrato opera col vecchio codice Baudot a 5 bit, ma la Te 315 può usare anche la moderna codifica ASCII a 8 bit, che consente un alfabeto più ricco di quello telegrafico e più consono alle esigenze dell’elaborazione elettronica dei dati. I dati perforati possono essere successivamente riletti per poter inviare o ristampare un messaggio.
Il gruppo di stampa elettronico rimpiazza i vecchi martelletti, producendo stampa molto nitide e riducendo notevolmente i rumori e le vibrazioni.

 
 

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