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Scheda del prodotto


Costruttore: Olivetti
Categoria: calcolatore da tavolo personale
Luogo d'origine: Ivrea, Italia
Anno produzione: 1965
Catalogato nel: 2023, per gentile concessione di Andrea Becattini
Dati tecnici: ram 240 byte, scheda magnetica da 240+240 byte, stampante con velocità di 30 caratteri al secondo, linguaggio a 16 istruzioni


Descrizione

Con la morte di Adriano Olivetti, nel 1960, nessuno fu in grado di portare avanti in azienda lo spirito innovativo che aveva caratterizzato la sua illuminata dirigenza. La crisi economica in cui versava Olivetti, anzi, sembrò ai più ottusi dovuta alle ingenti risorse spese nella ricerca, soprattutto nel settore elettronico: un "neo da estirpare", come fu definito in seguito da Vittorio Valletta della FIAT.
Ad uno dei gruppi di ricerca Olivetti, capitanato dall´ingegner Piergiorgio Perotto, nel 1962 fu affidato, quasi per soffocarne ogni velleità, un compito quasi impossibile sulla carta: realizzare un computer elettronico da tavolo.
Negli anni '60 i computer, anche i più piccoli, erano comunque destinati alle aziende; quasi sempre erano dati in affitto a causa dell'elevatissima spesa d'acquisto. Pensare quindi ad una macchina, che elaborasse dati ma con dimensioni e costo contenuti, sembrava un'impresa impossibile. Viceversa esistevano calcolatrici elettromeccaniche, nelle quali Olivetti era uno dei leader mondiali, che, seppur non programmabili, potevano risolvere egregiamente molti dei compiti svolti negli uffici.
Perotto, conscio delle difficoltà che avrebbe incontrato, raccolse la sfida ed iniziò risolvendo brillantemente il problema della memoria di lavoro (successivamente denominata RAM): all'epoca era comune l'uso delle memorie a nuclei magnetici, troppo ingombranti e costose per stare su un tavolo. Coi pochi mezzi messi a sua disposizione, anziché creare una nuova tecnologia, riutilizzò la memoria magnetostrittiva già utilizzata fin dagli anni '50 in altri macchinari: un tipo di memoria sequenziale decisamente lento e poco pratico, ma economico ed adattabile anche a spazi più stretti.
L'altra sfida fu sull'output della macchina: il video non era ancora una tecnologia matura, la stampa su carta era lo standard. Ma l'ingombro doveva essere minimo, fu così scelta una stampantina a rullo di recente progettazione Olivetti, mai utilizzata prima su apparecchi di serie.
Il vero problema del nascente apparecchio era memorizzare le informazioni permanentemente, per poter essere riutilizzate in seguito. Con le calcolatrici questo problema non era mai stato affrontato, e per i computer all'epoca esistevano schede, nastri e dischi che, per dimensioni e costi, non potevano adattarsi al progetto. Fu sviluppata un'innovativa tecnologia in grado di memorizzare i 120 byte dei registri in memoria su una striscia magnetica collocata su una scheda di cartone: una via di mezzo tra una scheda perforata ed un floppy disc (ancora da inventare...), un sistema utilizzato anche da altri produttori fino ad inizio anni '80.
Nel 1963, mentre il progetto di Perotto procedeva, la crisi economica di Olivetti si aggravò e la cordata di banchieri e industriali che si accinse al salvataggio dell´azienda, anziché investire sull'innovazione, vendette la divisione elettronica agli americani della General Electrics. Il gruppo di Perotto si salvò solo grazie ad uno stratagemma: rinominare il progetto Programma 101 da "Calcolatore da tavolo" a "Calcolatrice da tavolo". Calcolatrice, al femminile, evocava il core business meccanico della Olivetti e significava la permanenza in Italia e, quindi, la continuità aziendale.
Superato l'ostacolo "esistenziale" e risolte brillantemente le sfide hardware, il progetto si concentrò sul software: nei progetti di Perotto la macchina doveva essere programmabile dalle persone comuni, prive di conoscenze informatiche all'epoca riservate a pochi specialisti. Fu prevista quindi una modalità manuale, con la quale l´utente eseguiva una serie di calcoli matematici come su una normale calcolatrice (ma con la maggiore velocità dell´elettronica) ed una modalità "programma", con la quale la sequenza d'istruzioni veniva memorizzata sulla scheda magnetica e potevano essere effettuate operazioni logiche e salti condizionali, fondamento della programmazione. Il linguaggio utilizzato, composto da un piccolo set d'istruzioni, era spiegato in un sottile manuale fornito con la macchina, che insegnava ai nuovi utenti come programmarla partendo da zero. Il programma memorizzato su schede magnetiche poteva essere ricaricato successivamente ed eseguito senza sforzo, con dati differenti, un numero infinito di volte. Olivetti realizzò anche una nutrita libreria di programmi già pronti su schede, che spaziavano dalla contabilità alle simulazioni scientifiche e finanziarie.
Il design dell'involucro esterno, per rompere col passato e dare un aspetto avveniristico all'oggetto, fu affidato al giovane designer Mario Bellini, che seppe sapientemente contenerne le dimensioni realizzando forme arrotondate ed utilizzando alluminio pressofuso. Il metallo, forgiato con linee amichevoli e minimaliste, serviva anche per evitare possibili interferenze elettromagnetiche, tipiche dell'utilizzo in un ambiente domestico.
Nel 1964, ultimato ormai il prototipo, Perotto scelse di mostrarlo per primo a Natale Capellaro, progettista di tutti i più grandi successi meccanici della Olivetti. Capellaro ascoltò con attenzione la descrizione che ne fece Perotto, ne intuì le potenzialità e, con molta umiltà, riconobbe che l'era del calcolo meccanico era finita. Nonostante ciò l'ottusa dirigenza Olivetti proseguì nella progettazione meccanica, per dimostrare come questa potesse ancora essere competitiva con l'emergente, ma ancora costosa, tecnologia elettronica.
Il 1965 fu l'occasione per presentare, al salone di prodotti per ufficio BEMA di New York, sia la Programma 101, sia la supercalcolatrice meccanica Logos 27, entrambe inedite e fiori all'occhiello della tecnologia italiana di Olivetti. La P101 fu però esposta come prototipo avveniristico, così come avviene nei saloni automobilistici per le "concept car": venivano proiettati filmati ipotizzanti scenari fantascientifici in cui bambini e casalinghe usavano il computer personale Olivetti nella loro vita quotidiana. E, dal vivo, la P101 calcolava l'orbita di un satellite con pochi semplici gesti del personale Olivetti. Molti visitatori, increduli delle prestazioni, si ostinarono nella ricerca dei cavi che collegassero la P101 ad un mainframe nascosto da qualche parte.
I visitatori della mostra e la stampa americana rimasero entusiasti della P101, mentre la nuova generazione di calcolatrici meccaniche non raccolse la considerazione sperata dai vertici Olivetti. Il successo della P101 convinse comunque la dirigenza ad intraprenderne la produzione, destinandola inizialmente soprattutto al mercato americano, ritenuto più pronto ad accogliere un prodotto di questo tipo. Nei sei anni in cui rimase in produzione furono vendute oltre 44.000 Programma 101, il 90% assorbite dal mercato americano. Una ventina di queste furono acquistate dalla Nasa, aiutando ingegneri e fisici del progetto spaziale Apollo nell'esecuzione immediata di algoritmi complessi, senza la necessità di rivolgersi al calcolatore principale, con tutte le lentezze che il processo delle elaborazioni batch a quei tempi comportava.
La P101 rimase per diversi anni l'unica macchina della categoria "desktop computer"; Hp fu la prima a copiarne le funzionalità progettandone un modello analogo di largo consumo, il 9100A, violando però diversi brevetti che Olivetti aveva cautamente depositato già dal 1965. HP fu successivamente costretta a riconoscere a Olivetti un compenso a titolo di royalty di ben 900.000 dollari.
È difficile definire se la Programma 101 sia stato effettivamente il primo personal computer da tavolo: purtroppo ci sono dei criteri di catalogazione, peraltro non condivisi dalla comunità scientifica, che pongono le caratteristiche della P101 ai limiti di questa categoria. Di nuovo c'è sicuramente che, per la prima volta, si pensa alla facilità e praticità d'uso degli utenti anziché ai problemi di puro e semplice funzionamento, che obbligavano l'uomo ad adattarsi alla macchina.
Secondo i criteri attuali, la definizione proponibile è che la Programma 101 sia stata una sorta di "anello di congiunzione" tra macchine calcolatrici da tavolo e personal computer.


Particolarità

La Programma 101 venne inizialmente chiamata Perottina, in omaggio al nome del suo progettista ingegner Perotto, in assonanza con la pascalina, celebre macchina da calcolo inventata nel 1642 dallo scienziato francese Blaise Pascal.

 
 

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